Le Balze del Valdarno (e dintorni)

Balze del Valdarno
Le Balze dell’acqua zolfina

Quest’area del Valdarno si contraddistingue per la spettacolare scenografia creata da un ancestrale fenomeno naturale: le Balze del Valdarno. Tale fenomeno geologico, rappresentato dalle balze o calanchi, interessa un’area molto ampia del Valdarno Superiore, nel complesso riconosciuta come Area Naturale delle Balze del Valdarno, contando alcune Aree Naturali Protette (e A.N.P.I.L.) come quella delle Balze dell’acqua zolfina (poco distante dalla Strada dei sette ponti) o quella delle Balze di Castelfranco soprannominata anche “paesaggio delle fate” o “Monument Valley” in miniatura.
Si tratta di un paesaggio veramente fantastico, dove spettacolari guglie, pinnacoli, torri e imponenti piramidi naturali, pareti di terra strapiombanti a picco e valloncelli boscati, si susseguono senza soluzione di continuità, trasportandoci in remote ere preistoriche.
I numerosi, più o meno contenuti, specchi d’acqua che punteggiano l’area delle Balze, costituiscono una fondamentale rete di siti riproduttivi per gli anfibi, venendo ad impreziosire il già alto contenuto di biodiversità di questa magica area naturale.

Sarebbe in fine proprio questo il paesaggio che ispirò i fondali di alcune celebri opere di Leonardo da Vinci, come la Vergine delle Rocce.

Balze del Valdarno
Balze dell’acqua zolfina
Balze del Valdarno
Veduta da Piantravigne verso le Balze dell’acqua zolfina

Questo monumentale paesaggio venne plasmato, nel corso di interminabili e complesse fasi formative, in un periodo che va da 5 milioni a 100.000 anni fa (ossia dal Pliocene superiore al Pleistocene medio); benché la sua formazione inizi invero 7 milioni di anni or sono.
Sintetizzando molto: il fenomeno ebbe principio con l’innalzamento dei rilievi circostanti l’area, ovvero le sommità del Pratomagno e del Chianti, che diede origine ad un ampio bacino in seguito colmato dalle acque meteoriche, dando in tal modo vita ad un immenso lago pliocenico (lungo ca. una ventina di chilometri). Successivamente l’enorme bacino lacustre venne colmato dai detriti di deposito, e il defluire delle acque (quelle dell’Arno, che oggi si trova 150 metri più in basso rispetto al livello di colmamento, e dei suoi numerosi affluenti) iniziò a solcare la terra, lasciando in fine emersi i sedimenti pliocenici. Questi sedimenti, relativamente malleabili, rimasti così in balia degli agenti atmosferici subirono un lento processo di erosione, tutt’ora in corso, dal quale si originarono le spettacolari balze che oggi possiamo ammirare.

Balze del Valdarno
Balze dell’acqua zolfina
Balze del Valdarno
Balze dell’acqua zolfina

Questi luoghi, in mezzo a maestose foreste di magnolie e sequoie, videro vagare meravigliosi animali primitivi. Specie preistoriche, dunque diverse da quelle dei giorni nostri, di orsi, tapiri, bufali, rinoceronti, elefanti e mammut, lupi, ippopotami, antilopi: «…il suolo è coperto di argilla cerulea marina, cui serve di mantello un reniccio giallognolo calcareo siliceo, dentro al quale si nascondono i carcami di giganteschi mastodonti, d’ipopotami, di elefanti, e di altri quadrupedi di specie ora perdute. Delle quali ossa fossili possono dirsi ricchissime le piagge fra Castel-Franco e Terranuova.» (Repetti, Diz. geogr. fis. stor. della Toscana).
Una visita al Museo Paleontologico di Montevarchi è imprescindibile, per poter ammirare i resti fossili di questa fauna perduta.

Balze del Valdarno
Balze dell’acqua zolfina
Balze del Valdarno
Veduta da Piantravigne verso le Balze dell’acqua zolfina

Molti i rinomati prodotti tipici locali, dal Chianti DOC dei colli aretini, all’olio, le carni e i formaggi, il fagiolo zolfino e il pollo del Valdarno, i funghi del Pratomagno, fino ai numerosi piatti tipici della cucina regionale e tradizionale toscana che qui non possono mancare.
Classica di questo territorio anche la coltivazione del Giaggiolo (Iris sp.) per l’industria fitoterapica e cosmetica.

Torre di Arnolfo a Castelfranco di Sopra
Torre di Arnolfo (Porta della Campana)

Castelfranco di Sopra

Castelfranco (Com. di Castelfranco Piandiscò, AR), sorge lungo la Strada dei Sette Ponti, sulla quale procedeva uno dei tracciati della consolare romana Cassia Vetus (quello che tradizione vuole sia stato percorso da Annibale ). Direttrice di comunicazione del Valdarno Superiore fin dall’età etrusca, era l’antica via che collegava le città di Arezzo e Fiesole.
Il territorio dove poi sarebbe sorto il castello fiorentino, fu prima occupato dagli Etruschi per passare nel III sec. E.V. sotto Roma; in questo periodo, coadiuvato dalla costruzione della consolare Cassia Vetus, il sito poté godere di un’intensa urbanizzazione. L’area fu successivamente colonizzata da popolazioni longobarde, come confermerebbe il rinvenimento di resti architettonici riconducibili all’anno 825 nei limitrofi della Badia di Soffena.

Balze del Valdarno
Veduta da Piantravigne verso le Balze dell’acqua zolfina e Castelfranco (in alto a dx)
Balze del Valdarno
Balze dell’acqua zolfina

Ciononostante il borgo castellano, fondato sulle ceneri del Castello di Soffena, nascerà soltanto nel 1299, quando Firenze fonderà quivi un presidio militare contro Arezzo. Dunque nell’arco di circa cinquant’anni furono edificate le mura del borgo, e vennero costruiti il Palazzo Comunale e la Loggia Antica di Arnolfo di Cambio. La città gigliata, al fine di creare una intercapedine difensiva che fungesse da protezione attorno alla città, contro le rivali e i magnati del contado ad essa ostili, edificò quelle aree popolate che per tanto presero il nome di “terre nuove”, quali Firenzuola, Scarpeia, S. Giovanni, Terranuova, e appunto Castelfranco: «Deve il suo nome e la sua origine ai Fiorentini, i quali per tenere a freno l’irrequieta insubordinazione e prepotenza dei magnati di contado fecero edificare nelle valli che formano corona alla capitale vari castelli ben muniti e di regolare disegno…» (Repetti). Per tanto la Signoria Fiorentina decretò nel 1296 che «…dove fu il castelluccio di Sofena, col disegno di Arnolfo di Lapo si edificasse un grosso e munito castello. Per allettare nel tempo stesso i vassalli di quei baroni a raccogliersi costà, si accordò franchigia per un decennio da ogni imposizione a coloro che vi si fossero stanziati.» (Repetti).
Il disegno urbano del borgo castellano, attribuito ad Arnolfo di Cambio (il mitico architetto nato a Colle di Val d’Elsa), riproduce quello del castrum romano, con le strade ortogonali e la centrale piazza sulla quale si affacciano gli edifici del potere civico e religioso: il Palazzo del Podestà e la scomparsa chiesa di S. Pietro: «È di figura quadrata con mura torrite, quattro porte nei quattro lati, strade regolari e parallele, una piazza nel centro con loggia per il mercato, nei di cui pilastri tuttora si vede qualche buon a fresco del secolo XV.» (Repetti).
Al fine di popolare questa ‘terra nuova’ il castello fu affrancato (inde nomen) dal pagamento dei tributi per dieci anni, con lo scopo di attrarre gli abitanti delle comunità limitrofe. Gli fu attribuito l’appellativo “di sopra” poiché situato a monte di Firenze, mentre all’altro Castelfranco allora esistente (in Prov. di Pisa) fu attribuita la denominazione “di sotto”.

Balze del Valdarno
Balze dell’acqua zolfina
Balze del Valdarno

Nel XIX secolo, quando Castelfranco entrò a far parte della Provincia di Arezzo, una buona parte dell’ampia cinta muraria fortificata, e con essa l’Antica Loggia di Arnolfo, vennero scelleratamente abbattute.
Nonostante ciò il borgo è ancora parzialmente cinto dalle antiche mura, sulle quali tutt’ora si aprono due delle quattro porte esistenti in origine: a ponente si erge, maestosa, la monumentale Torre di Arnolfo (la Porta della Campana), edificata nel 1300. Nell’adiacente via Arnolfo possiamo osservare invece l’unico tratto di mura ancora completo del camminamento di guardia.
Su via Solferino, appena varcata la porta sud, incontriamo la chiesa di S. Tommaso (sec. XI), introdotta da elegante pronao (il vestibolo, l’atrio). Mentre sull’asse principale che recide il borgo in direzione est-ovest (via Cavour), si affaccia l’oratorio di S. Filippo Neri (XVIII secolo), che conserva al suo interno importanti opere artistiche.

Castelfranco di Sopra Porta della Campana
Torre di Arnolfo (Porta della Campana)
Badia di Soffena
Badia di Soffena (S. Salvatore)

Nei limitrofi di Castelfranco

A levante, poco fuori dalla cinta muraria di Castelfranco, troviamo la Badia di Soffena (intitolata a S. Salvatore), eretta sulle rovine del più antico castello dei conti Uberti, rovinato attorno alla metà del sec. XI. L’adiacente monastero venne affidato dal 1090 all’Ordine dei Vallombrosani, che nel 1394 ricostruirono la chiesa nelle forme che possiamo ammirare tutt’oggi. La chiesa è al suo interno impreziosita da pregiati affreschi, tra i quali se ne annoverano di Bicci di Lorenzo e Giovanni di ser Giovanni.

Badia di Soffena
Badia di Soffena (S. Salvatore)
Badia di S. Salvatore di Soffena
Badia di Soffena (S. Salvatore)

Piantravigne

Piantravigne (Planum inter Vineas, Com. di Terranuova Bracciolini, AR) la “Perla delle Balze”: «È una piaggia fra il borro Spina e il torr. Riofi che può dirsi una continuazione delle colline sabbionose poste alla base del monte di Pratomagno…» (Repetti). Attorno al Mille vi ebbe signoria l’abate di Nonantola, quindi feudatari furono i Conti Guidi e i Pazzi del Val d’Arno «…un Carlino de’ Pazzi nel giugno 1302 fece ribellare il castelletto del Pian tra-Vigne; per cui i Fiorentini si recarono con la loro oste nel Val d’Arno di sopra e accompagnatisi intorno al Cast.[ello] ribellato, lo strinsero per 29 giorni continui sì fattamente che Carlino de’ Pazzi venne a un accordo di darlo per danari senza che alcuno de’ fuorusciti fiorentini che v’erano dentro ne sapesse la resa. La qual resa fu cagione che quasi tutti gli assediati restassero nel Cast.[ello] di Pian tra-Vigne senza distinzione presi e tagliati a pezzi.» (Repetti).
Caratterizza il profilo del borgo, raggomitolato tra le balze, l’aguzzo campanile della chiesa di S. Lorenzo.

Piantravigne
Piantravigne
Balze del Valdarno
Veduta da Piantravigne verso le Balze dell’acqua zolfina
Balze del Valdarno
Balze del Valdarno
Veduta da Piantravigne verso le Balze dell’acqua zolfina
Balze del Valdarno